di Luana Viciani
Deo gratias è un esempio di canone utilizzato con finalità espressiva.
Ockeghem vuole rappresentare il coro degli angeli, supponendo che sia un coro che canta in forma perpetua ed unanime, gli uni verso gli altri, muovendo le ali.
A questo scopo adotta la forma di CANONE CIRCOLARE in cui ciascuna voce canta la stessa melodia che tende a ripetersi all’infinito ogni volta che arriva al finale. Le consonanti della parola “grazia” servono a creare l’idea del fruscio delle ali degli angeli in volo.
Il canone si compone di 4 cori distinti, ciascuno con 9 voci (tante quante erano le gerarchie celesti), sistemati in cerchio. Questo diventa un canone con 36 voci, un puzzle impossibile da spiegare, che si basa su una sensibilissima struttura armonica.
Quindi, invece di una composizione propriamente detta, con una certa forma, un certo climax ed una narrazione propria, si tratta di una PROPOSTA SONORA: anche se non possiede un filo conduttore chiaro, funziona molto bene come se avesse una vera tessitura.
Per ultima cosa vorrei attrarre l’attenzione su certe sonorità che appaiono magicamente tra le voci senza che siano cantate (sono soprattutto apprezzabili a partire da 4’30”). Si tratta di risonanze armoniche molto potenziate dovute alla densità sonora. Qualcuno dice che sia come se ci fosse uno strumento a fiato o qualcosa di simile, qualcuno dice che sono le ali degli angeli a muovere l’aria.
Bellissimo, inquietante, avvolgente, ostinato, ondeggiante, ipnotico. Vibrante esecuzione, bellissime voci ed intonazione all’inverosimile.