La nostra Associazione non è confessionale ed è apartitica: crediamo che le parole pronunciate dal Vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili, durante i funerali solenni ad Amatrice (lo scorso martedì 30 agosto), siano parole da leggere, attentamente, tanto più oggi, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato.
Aldilà del significato prettamente religioso per i credenti, sono parole innanzitutto di speranza, di una speranza che giunge dalla “mitezza” richiesta dal vescovo: una mitezza disincantata e non da “santino” o da racconto agiografico, mitezza che, dall’abbraccio a chi soffre, indicata come via verso che possa portare alla ricostruzione, mitezza intrisa di tenacia senza indulgere in proclami né in rassegnazione.
Solo così, forse, si può ricostruire la bellezza o, meglio, “far rivivere una bellezza di cui siamo custodi“.
La foto (pubblicata da Marche Turismo la mattina del 24 agosto) è l’alba sui Monti Sibillini.
Queste le parole da leggere e il messaggio da comprendere e da fare, se si vuole, proprio:
“Mi hanno spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere. Son rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere”.
Il brano delle Lamentazioni descrive la distruzione di Gerusalemme, ma si presta bene ad evocare la devastazione di Amatrice e di Accumoli.
Sembra di risentire i sopravvissuti: un rumore assordante, pietre che precipitano come pioggia, una marea asfissiante di polvere. Poi le urla. Quindi il buio. Il brano ispirato prosegue: “Buono è il Signore con chi spera in lui, con l’anima che lo cerca. E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”.
Si intuisce che Dio non può essere utilizzato come il capro espiatorio. Al contrario, si invita a guardare in quell’unica direzione come possibile salvezza.
In realtà, la domanda “Dov’ è Dio?” non va posta dopo, ma va posta prima e comunque sempre per interpretare la vita e la morte. Come pure, va evitato di accontentarsi di risposte patetiche e al limite della superstizione. Come quando si invoca il destino, la sfortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze.
A dire il vero: il terremoto ha altrove la sua genesi! I terremoti esistono da quando esiste la terra e l’uomo non era neppure un agglomerato di cellule.
I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti.
Le montagne si sono originate da questi eventi e racchiudono in loro l’elemento essenziale per la vita dell’uomo: l’acqua dolce.
Senza terremoti non esisterebbero dunque le montagne e forse neppure l’uomo e le altre forme di vita.
Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell’uomo!
“Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò… sono mite e umile di cuore”.
Le parole del Maestro sono come un balsamo sulle ferite fisiche, psicologiche e spirituali di tantissimi. Troppi. Non basteranno giorni, ci vorranno anni.
Sopra a tutto è richiesta una qualità di cui Gesù si fa interprete: la mitezza. Che è una ‘forza’ distante sia dalla muscolare ingenuità di chi promette tutto all’istante, sia dall’inerzia rassegnata di chi già si volge altrove.
La mitezza dice, invece, di un coinvolgimento tenero e tenace, di un abbraccio forte e discreto, di un impegno a breve, medio e lungo periodo.
Solo così la ricostruzione non sarà una ‘querelle politica’ o una forma di sciacallaggio di varia natura, ma quel che deve: far rivivere una bellezza di cui siamo custodi.
Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta.
Abitiamo una terra verde, terra di pastori. Dobbiamo inventarci una forma nuova di presenza che salvaguardi la forza amorevole e tenace del pastore. Come si ricava da un messaggio in forma poetica che mi è giunto oltre alle preghiere: “Di Geremia, il profeta, rimbomba la voce: ‘Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più’. Non ti abbandoneremo uomo dell’Appennino: l’ombra della tua casa tornerà a giocare sulla natia terra. Dell’alba ancor ti stupirai”.
(Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Rieti, Amatrice 30 agosto 2016)
P.S.: Sì, stiamo cercando di organizzare eventi benefici di raccolta fondi pro-terremotati che coinvolgano noi della Corale ma anche altre realtà della nostra città e provincia. Siamo già in contatto con un’associazione corale della zona terremotata per poi, personalmente e a mani, direttamente consegnare quanto raccolto non appena individuato il “progetto” cui contribuire alla realizzazione (pensiamo di contribuire alla riapertura di un centro di aggregazione in uno dei paesi colpiti dal sisma).
Un abbraccio dalla Vostra Corale!
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