1° Maggio – Festa del Lavoro

Dio, dando all’uomo dei bisogni, rendendogli necessaria la risorsa del lavoro, ha fatto del diritto di lavorare la proprietà di tutti gli uomini, e questa proprietà è la prima, la più sacra e più imprescrittibile di tutte.

Queste parole, contenute nell’Editto di Turgot, risalgono al 1776. Il loro autore è il nobile Anne-Robert-Jacques Turgot, barone di Laulne (17271781), ministro di Luigi XVI. Economista e filosofo pre-rivoluzionario, uno dei massimi esponenti della fisiocrazia, ben visto e sostenuto dagli illuministi, propugnò una serie di riforme sociali ed economiche che gli valsero la ferma opposizione della nobiltà terriera, dei finanzieri e anche del popolo, a seguito di una carestia che aveva fatto salire il prezzo del pane. Fu costretto a dimettersi nel 1776, l’anno stesso del suo “Editto”.

Dio, dando all’uomo dei bisogni, rendendogli necessaria la risorsa del lavoro, ha fatto del diritto di lavorare la proprietà di tutti gli uomini, e questa proprietà è la prima, la più sacra e più imprescrittibile di tutte.

Queste parole, contenute nell’Editto di Turgot, risalgono al 1776. Il loro autore è il nobile Anne-Robert-Jacques Turgot, barone di Laulne (17271781), ministro di Luigi XVI. Economista e filosofo pre-rivoluzionario, uno dei massimi esponenti della fisiocrazia, ben visto e sostenuto dagli illuministi, propugnò una serie di riforme sociali ed economiche che gli valsero la ferma opposizione della nobiltà terriera, dei finanzieri e anche del popolo, a seguito di una carestia che aveva fatto salire il prezzo del pane. Fu costretto a dimettersi nel 1776, l’anno stesso del suo “Editto”.

Nel giorno in cui tutto il mondo del lavoro dovrebbe essere in festa, il ricordo “scolastico” dell’Editto di Turgot, mi induce ad alcune riflessioni.

Quanto si parla oggi di diritto al lavoro! Ma di diritto al lavoro, come abbiamo visto, si parlava già nel settecento, ed oggi siamo ancora qui a constatare che non è ancora proprietà di ogni uomo, né tanto meno il diritto più sacro e imprescrittibile.

Oggi al centro della nostra attenzione, non c’è la persona con i suoi diritti, non c’è l’uomo con i suoi bisogni e il conseguente diritto a soddisfarli attraverso il lavoro; al centro della nostra attenzione, oggi, c’è il “mercato”, il “mercato del lavoro”. Questo è diventato davvero sacro e imprescrittibile. Le soluzioni per rendere effettivo il diritto al lavoro ad ogni uomo non si trovano, sono difficili da individuare e impossibili da attuare, il vero solo regolatore in grado di aggiustare tutto è il mercato. Dobbiamo rassegnarci, prenderne atto, il cambiamento è in corso, non possiamo opporci, non dobbiamo fare resistenza, laissez faire, laissez passer, quando il cambiamento sarà compiuto tutto si sarà sistemato. Certo, sarà così, ma… i morti e i feriti? Danni collaterali inevitabili. Davvero?

E’ con questo animo che mi accingo a festeggiare il Primo Maggio, Festa del Lavoro.

Nel giorno in cui tutto il mondo del lavoro dovrebbe essere in festa, il ricordo “scolastico” dell’Editto di Turgot, mi induce ad alcune riflessioni.

Quanto si parla oggi di diritto al lavoro! Ma di diritto al lavoro, come abbiamo visto, si parlava già nel settecento, ed oggi siamo ancora qui a constatare che non è ancora proprietà di ogni uomo, né tanto meno il diritto più sacro e imprescrittibile.

Oggi al centro della nostra attenzione, non c’è la persona con i suoi diritti, non c’è l’uomo con i suoi bisogni e il conseguente diritto a soddisfarli attraverso il lavoro; al centro della nostra attenzione, oggi, c’è il “mercato”, il “mercato del lavoro”. Questo è diventato davvero sacro e imprescrittibile. Le soluzioni per rendere effettivo il diritto al lavoro ad ogni uomo non si trovano, sono difficili da individuare e impossibili da attuare, il vero solo regolatore in grado di aggiustare tutto è il mercato. Dobbiamo rassegnarci, prenderne atto, il cambiamento è in corso, non possiamo opporci, non dobbiamo fare resistenza, laissez faire, laissez passer, quando il cambiamento sarà compiuto tutto si sarà sistemato. Certo, sarà così, ma… i morti e i feriti? Danni collaterali inevitabili. Davvero?

E’ con questo animo che mi accingo a festeggiare il Primo Maggio, Festa del Lavoro.