Quando la passione non va in pensione…

Pubblichiamo con piacere, autorizzati dall’autore, il bellissimo saluto ai suoi ragazzi del Prof. Giovanni Lanzini postato su Facebook ieri, 9 giugno 2021

di Giovanni Lanzini

Oggi sono tornato a prendere le poche cose rimaste nel mio vecchio cassetto nella sala insegnanti e, mentre cercavo di sbrigarmi per non abbandonarmi a qualche lacrima, ho fatto alcune considerazioni.
Chi ha di fronte il futuro non si preoccupa di ciò che rappresenta il passato. Ed è giusto che sia così, alla vostra età.
E io in questo momento, cari ragazzi, alunni di oggi e di ieri, per voi rappresento il passato.
Però due regali, se potessi, vi vorrei lasciare prima di partire: ali larghe e forti per volare sempre alti con la vostra fantasia e i vostri sentimenti e radici solide per rimanere sempre attaccati ai vostri ideali e alle vostre aspirazioni.
“Piccoli ragazzi nella mia memoria, tante volte tanti dentro questa storia che non vi conto più” recitano i versi di una famosa canzone del professor Roberto Vecchioni.
Una memoria, la mia, piena di bei volti, alcuni oramai diventati così adulti che non vi riconosco più per davvero. E non potete immaginare il piacere che mi fate quando mi fermate dicendomi “professore… si ricorda di me?” Qualcuno/a lo riconosco, ad altri vi chiedo il nome e da quello, siatene certi, la porta della mia memoria si schiude subito piacevolmente.
So bene che, come per i nostri figli, voi non ci appartenete. Noi insegnanti abbiamo avuto solo l’incarico di custodirvi, cercando di tanto in tanto di indicarvi una strada, una via che coscientemente avremmo indicata anche ai nostri di figli. E a tutti voi, come ai nostri figli, abbiamo augurato di seguire la migliore strada che avreste potuto intraprendere.
E quanti nomi e quante vostre piccole grandi storie in oltre quaranta anni, cari ragazzi! Quanti artisti che non capivano la matematica, quanti matematici ai quali non interessava la storia, quanti atleti che non amavano l’inglese, quante schede di valutazione che non rispecchiavano le vostre aspettative. E quante brontolate che vi ho fatto! Lo so, ero un gran brontolone. Di quelli che poi in fondo hanno sempre avuto il maledetto vizio di capire e perdonare tutti. E voi, birbanti, lo sapevate benissimo! Ma siete cresciuti insieme a me e state crescendo ancora. E avete fatto e farete grandi cose nella vita grazie al vostro amore e alla vostra fiducia per voi stessi! Non ci sono altre “ricette” che io possa lasciarvi.
Ora è il momento che io vada, che ceda il testimone, stacchi l’etichetta col mio nome e lasci il mio cassetto della sala insegnanti a quei giovani colleghi entusiasti e motivati che voi meritate. Sono arrivato qui che avevo poco più di diciott’anni e adesso esco con i capelli brizzolati e la barba bianca. È vero, ho dato alla scuola oltre quarant’anni della mia vita ma, credetemi, da voi ho ricevuto molto di più: l’entusiasmo della vostra giovinezza. Quello stesso entusiasmo col quale ero arrivato qui, che ero poco più grande di voi.
Il vostro prof Lanzini