“Spem in Alium”: un mottetto a 40 voci.

di Simone Rusci

 Le 40 voci suddivise in otto gruppi di cinque voci ciascuno (soprano, alto, controtenore, tenore e basso), fanno del mottetto “Spem in Alium” ,scritto nel 1570 dal compositore inglese Thomas Tallis (1505?-1585) , una delle composizioni corali più “numerose”, in termini di righi musicali, e più sorprendenti della storia della musica.

 Per capire le ragioni che spinsero Tallis a cimentarsi in una tale fatica dobbiamo fare un salto indietro di nove anni rispetto alla data di composizione e andare a Firenze, quando, nel 1561, il Cardinale Ippolito II D’Este (figlio di Lucrezia Borgia e Arcivescovo di Milano) visitò la città accolto da sfarzose cerimonie. In occasione di questo di evento il musicista e diplomatico di origini mantovane Alessandro Striggio (il cui figlio omonimo scrisse il libretto dell’”Orfeo” di Monteverdi) compose ed eseguì il mottetto “Ecce beatam lucem” a 40 voci per dieci cori di quattro voci ciascuno, secondo la tradizione veneziana; il coro era disposto a semicerchio lungo le arcate che sorreggono la cupola di Santa Maria del Fiore e lo spettacolo fu sicuramente tra i più suggestivi che la cupola brunelleschiana abbia mai ospitato.

 L’attività diplomatica di Striggio lo porta, pochi anni dopo per conto dei Medici, a Londra, dove il musicista porta ed esegue le sue composizioni.

 Nei numerosi concerti tenuti, Striggio incontra i favori del pubblico inglese, tanto che Thomas Howard Duca di Norfolk, estasiato dall’effetto musicale e scenico di tali composizioni, domanda :“..se qualcuno dei nostri inglesi sia in grado di scrivere un pezzo altrettanto bello”. L’incarico, se così lo possiamo definire, viene affidato a Thomas Tallis, già molto famoso ed apprezzato, che aveva peraltro assistito ai concerti di Striggio.
Il risultato è “Spem in Alium”.

 Il mottetto è pensato per essere eseguito da un coro disposto in forma circolare, con il pubblico al centro e le voci posizionate in senso orario secondo l’ordine della partitura. Oltre all’aspetto armonico, Tallis cura particolarmente la “geografia” e la dinamica del suono: dall’inizio fino al tutti di battuta 40 il suono ruota in senso orario, assegnando il tema progressivamente a tutte le voci; da battuta 45 il suono “torna indietro” e, in senso anti-orario, ripercorre la circonferenza fino a battuta 70. Nella seconda metà del pezzo le sezioni si rispondono in direzione est-ovest e nord-sud culminando a battuta 122 sulle parole “respice humilitatem nostram” (considera la nostra umiltà) in cui il coro si riunisce nella supplica che conclude il pezzo.
L’effetto dal vivo è, a detta di chi lo ha sentito, mozzafiato!

 La partitura originale, andata perduta, è stata ricostruita grazie ad un riadattamento del 1610 ,arrivato fino ai giorni nostri, in cui il testo del mottetto è sostituito dall’inno “Sing and glorify heaven’s high Majesty” eseguito in occasione dell’investitura di Enrico Stuart a Principe di Galles; il testo originale riportato in fondo a questa edizione ha consentito agli studiosi di ricostruire la forma originale del mottetto.

 Grazie all’innovativa concezione ed alla dinamica sonora, “Spem in Alium” ha attraversato oltre quattrocento anni di musica ed ispirato numerosi autori, tra gli ultimi, in ordine temporale, Ligeti, Pendereky e Part.